Ci sono viste al mondo dinanzi alle quali uno si sente fiero di appartenere alla razza umana. Pagan all’alba è una di queste. Nell’immensa pianura, segnata solo dal baluginare argenteo del grande fiume Irrawadi, le sagome chiare di centinaia di pagode affiorano lentamente dal buio e dalla nebbia: eleganti, leggere; ognuna come un delicato inno a Buddha.
Tiziano Terzani
Appuntamento alle 5,20…un po’ assonnati ma già eccitati saliamo sul pulmino per arrivare al punto di partenza delle mongolfiere…loro giacciono lì, sgonfie in attesa.
Colazione prima dell’alba mentre i camion con i motori ad idrogeno incominciano a rumoreggiare ed a gonfiare questi enormi palloni che al buio assomigliano a grandi cetacei spiaggiati , fino a che ai primi chiarori dell’aurora non si innalzano variopinti , orgogliosi mostrano la propria bellezza agli spettatori già attoniti , e si toccano tra di loro come un bacio prima della partenza.
Facciamo conoscenza con Tracy, la nostra robusta pilota sudafricana, infonde coraggio e sicurezza …con piglio autorevole ci ordina di salire a bordo , ci insegna i movimenti da fare , pochi e semplici passaggi per il decollo e per l’atterraggio, mentre le fiamme soffiano dentro il pallone e lei armeggia con destrezza tra le attrezzature di pilotaggio…meno tre, due, uno e la cesta si solleva da terra, dolcemente e senza scossoni con il rumore delle fiamme che accompagna l’ascesa. Guardi ancora con stupore i suoi agili e decisi movimenti e, da seduti, quel cielo di fuoco sopra di noi, fino a quando puoi alzarti e cominciare a vedere la meraviglia, prima all’orizzonte e poi tutto intorno. Il fiato sospeso, non per la paura ma per la straordinaria bellezza… il sole comincia a sorgere dietro alle montagne birmane e incendia di rosso tutto il paesaggio… tra la leggera foschia intravedi le centinaia di stupa della piana di Bagan che aspirano al cielo, sembrano essere lì per noi per accompagnarci in quella nostra salita dalla terra al cielo, e mentre continuiamo a sollevarci, una lacrima di pura felicità scende sul viso… la gioia è nel cuore e negli occhi.
La comandante ci comunica che il vento ci sta portando sul fiume Irrawaddy e da lì ammiriamo la pagoda d’oro e il volteggiare delle altre mongolfiere intorno a noi, come un’esplosione nel cielo di vivaci danzatrici… non importa se non si sa dove si verrà portati dal vento, tutto ha una sua armonia e nulla può accadere che non sia perfetto.
La nostra Tracy ci mostra i pescatori sul fiume, e mentre cominciamo a discendere ci avvisa che potrebbe accadere di atterrare sulla sponda opposta del fiume, e che lì nessuno può raggiungerci in auto per portarci indietro, quasi quasi me lo auguro, poter prolungare questa sensazione di unità con l’universo, nel silenzio di una landa desertica dove aspettare come dei Robinson Crosue qualcuno che ti salvi dal naufragio.
Con abili manovre, Tracy indirizza la nostra danzatrice al di qua del fiume e sorvoliamo i campi dei contadini, mentre birichine anche le altre danzatrici cominciano a discendere ….atterriamo dolcemente quasi senza accorgercene sfioriamo il terreno mentre la nostra orgogliosa ballerina si inchina e si adagia al suolo…meritato riposo!
Quel suolo è soffice sembra di essere ancora tra le nuvole , si calpesta con attenzione perché potrebbero esserci dei serpenti, ma qualunque creatura potrebbe ora apparire e mi sembrerebbe meravigliosa…sono stregata da quanto ho vissuto.
Ammiro le operazioni dei ragazzi che riavvolgono quel corpo disteso che ci ha portato lassù , si brinda e si respira profondamente… i camion ci riportano indietro …il mio passo da oggi è diventato più lieve